La Regione Friuli Venezia Giulia ha un ampio spazio di competenze per approvare una legge che recepisca il nuovo Codice nazionale del Terzo Settore ampliandone la portata, per valorizzare la libera iniziativa dei cittadini e sottrarre alla logica del mero profitto una sempre più ampia sfera di iniziative (non solo nel settore socio-sanitario, ma anche nella cultura, nella tutela dell’ambiente e della sostenibilità, nell’educazione…): questa l’indicazione emersa dal Seminario di studi online che giovedì 22 ottobre ha dato il via al percorso di recepimento del nuovo Codice del Terzo Settore all’interno della normativa regionale. Un momento di studio e di confronto aperto che ha coinvolto più di 100 tra esperti ed esponenti della società civile per avviare la costruzione partecipata di un disegno di legge che, con la collaborazione della Scuola superiore S.Anna dell’Università di Pisa, dovrebbe vedere la luce a marzo, al termine di un’ampia consultazione pubblica che inizierà già a novembre.
Partito il percorso partecipato per la nuova legge regionale. Ampi spazi per applicare la specialità, ma occhio alla burocrazia!
“Il Forum del Terzo Settore del Friuli Venezia Giulia ha proposto alla Regione di organizzare questo incontro e soprattutto di farlo in modo partecipato – evidenzia Nicola Fadel, uno dei tre portavoce del Forum –. Ringraziamo il Vicepresidente Riccardi per aver accolto la sfida. Vogliamo dar voce non solo agli oltre 10 mila enti che rappresentiamo, ma anche al variegato mondo delle organizzazioni dei cittadini che si attivano per la solidarietà, spesso non ancora iscritte ai Registri. E’ importante che possano dire la loro nel dibattito sulla riforma. Siamo convinti che una buona legge regionale possa garantire una più proficua collaborazione con le istituzioni e la pubblica amministrazione e anche realizzare quel “coinvolgimento attivo” al fianco delle pubbliche amministrazioni di cui parla la riforma nazionale”.
“Dobbiamo lavorare su una legislazione di ampio respiro che pensi ai prossimi 20 anni – ha aggiunto Paolo Zenarolla, presidente del Comitato Regionale del Volontariato del FVG e portavoce del Forum -. Una normativa che non sia una semplice difesa della situazione attuale, ma diventi caposaldo di cambiamenti organizzativi, formativi ed applicativi, che cambi il modo di essere delle nostre realtà sulla scorta delle migliori prassi”. Zenarolla ha anche evidenziato l’importanza di continuare a garantire nella nuova normativa un organo elettivo di rappresentanza dei volontari del Friuli Venezia Giulia”.
“Ci sono due parole chiave da tenere presente – ha aggiunto Paolo Felice, portavoce del Forum del Terzo Settore -: integrazione e territorio. Il territorio è fondamentale perché solo ascoltandolo, in una regione piccola ma complessa e ricca di diseguaglianze sociali come la nostra, si può realmente migliorare la coesione sociale. C’è un cambiamento politico e culturale da realizzare per far comprendere l’importanza del Terzo Settore non solo nel tradizionale campo sociosanitario, ma anche in altre aree come la cultura, la sostenibilità ambientale, l’educazione.”. È irreale e riduttivo identificare il terzo settore con il solo ambito sociosanitario, come hanno anche sottolineato gli esperti intervenuti.
Dal seminario è uscito un forte invito a non imbrigliare la vitalità del Terzo Settore. Significativo che a chiederlo siano i comuni: “Vanno evitati eccessi legislativi di regolamentazione che alla fine ingabbiano e deprimono la liberà di iniziativa dei cittadini – ha chiesto a gran voce Dorino Favot, sindaco di Prata di Pordenone e presidente dell’Anci regionale -. Evitiamo di cadere un’altra volta in una carenza di semplificazione. Serve una norma snella capace di consolidare e sviluppare i già intensi rapporti tra pubblica amministrazione e terzo settore e che possa diffonderli anche in altri settori”.
“Bisogna uscire da una logica di tipo paternalistico da parte delle istituzioni verso il Terzo Settore – ha spiegato il prof. Emanuele Rossi, costituzionalista della Scuola superiore di Studi S. Anna dell’Università di Pisa – e prendere invece sul serio il principio di sussidiarietà”. Come? “Facendo scelte legislative condivise, approvando un codice procedimentale che faciliti la co-programmazione e la co-progettazione, prevedendo organi di rappresentanza effettiva ed efficace”.
Il Friuli Venezia Giulia, terra di grandi tradizioni di volontariato e di reti di solidarietà, “culla” della Protezione civile, ha sicuramente le giuste premesse per realizzare una legislazione di avanguardia.